Augusto Pinochet condusse con mano ferra il regime militare nel Cile dal 1973 fino al 1990. Anni dopo la sua morte, nel dicembre del 2006, la sua figura continua a scatenare accese polemiche dentro e fuori il paese sudamericano. La storia ha già documentato le violazioni dei diritti umani perpetrate durante il suo governo. Questa settimana, però, una serie di archivi confidenziali ha rivelato l’esistenza di una rete di spionaggio sotto il suo commando che ha anche collaborato con il Vaticano.


I documenti, finora inediti, si trovano nel Museo della Memoria di Santiago, la capitale del Cile. Dagli stessi si apprende che la polizia segreta di Pinochet, prima nota come la Direzione d’Intelligenza Nazionale (Dina) e poi come Centro Nazionale d’Intelligenza (Cni), ha usato i canali diplomatici per ottenere dell’informazione non solo sugli oppositori al regime, ma anche sugli stessi funzionari del governo cileno.


I registri hanno anche rivelato diverse azioni di spionaggio, anche all’estero, e alcune conversazioni con certe personalità della Santa Sede (anche se non si sappia quali) per “neutralizzare” quei settori della Chiesa che criticavano le violazioni dei diritti umani, sotto la guida del cardinale Raúl Silva Henríquez, noto salesiano e arcivescovo emerito di Santiago.


Una di queste azioni avrebbe presso nella mira la Vicaria della Solidarietà. Secondo quanto ha indicato la stampa, tra i rapporti c’è una serie di schede di tutte le persone che lavoravano in quell’organizzazione della Chiesa che ha difeso i diritti umani durante tutta la dittatura.


«Secondo quello che abbiamo discusso nella nostra riunione pranzo dei giorni scorsi, mi permetto di inviarle questo faldone con tutti gli antecedenti delle persone che lavorano presso la Vicaria della Solidarietà», ha scritto il 26 aprile 1985, nell’ufficio numero 1953 per la Cancelleria, Alberto Cardemil. In quel momento era sottosegretario dell’Interiore, ma oggi è deputato e capo del partito Rinnovamento Nazionale nella camera, partito dell’attuale presidente Sebastián Piñera.


La notizia, quindi, è stata una bomba in Cile. Soprattutto perché nel rapporto, insieme al testo di Cardemil, un altro personaggio non identificato (si vede soltanto una firma illeggibile) ha stabilito l’importanza di approfittare di quelli antecedenti «per preparare un’informazione sull’infiltrazione della Vicaria della Solidarietà, che spiegherebbe gran parte delle sue azioni».


Tutto sembra indicare che l’obiettivo era mettere in moto una campagna per screditare l’entità per i diritti umani, guidata da diversi personaggi della Chiesa cattolica. Uno di loro è il sacerdote Cristián Precht, nel mezzo della bufera dopo la denuncia di poche settimane fa contro di lui per presunti reati di pedofilia.


Ma Cardemil ha già preparato una ferrea difesa del suo passato. «Io non ho mai partecipato in nessun’azione nascosta per screditare nessuno. Sono assolutamente assurde, ridicole e illogiche quelle affermazioni. Nessuno sano di mente, se avesse voluto fare qualche scorretezza, avrebbe inviato delle schede segrete da un ufficio», ha detto.


«Non è –ha aggiunto– alto che una di quelle campagnette dei gruppi dell’estrema sinistra per screditate e disturbare, per ciò non è di alcuna importanza per me».


Invece, a dare importanza ai documenti, è stato l’attuale ministro della Difesa cileno, Andrés Allamand, chi ha annunciato l’apertura di un’indagine al riguardo. «Farò tutte le indagini sull’eventuale esistenza di questi archivi e, se ci sono, ovviamente li consegnerò alla giustizia», ha indicato.

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